Sono nato in una delle tante famiglie volterrane che hanno vissuto di alabastro. Ho cominciato fin da piccolo ad avere familiarità con il materiale, che noi bambini si utilizzava per costruire o farsi costruire giocattoli. Ricordo ad esempio le automobiline che ci realizzava Piero di Baba, abilissimo esecutore di celebri Tazze di Arianna…
CAPITOLO 1° VOLTERRA 73 Lasciata Volterra alla volta di Firenze dove ho completato gli studi artistici e ho avviato la mia professione di designer, la prima grande occasione per tornare nella Volterra dell’arte e dell’artigianato arriva con VOLTERRA 73. Sono invitato a partecipare dal mio maestro Mino Trafeli, che per prima cosa mi affidò l’incarico di realizzare il marchio: cosa che feci con soddisfazione e impegno.
L’iniziativa si rivelò un vero successo, documentato dal catalogo dell’epoca e, in tempi più recenti, da una nuova pubblicazione che ne ripercorre i passaggi salienti.
Volterra 73 fu prima di tutto una festa di scultura, che coinvolse l’intera città nelle sue piazze, nei suoi vicoli, sul parco della Fortezza: arte ambientata e ambientale nello stesso tempo, che coinvolse tanti artisti e personalità di rilevanza internazionale.
Alla manifestazione presi parte con lo studio Internotredici, insieme ai colleghi Gianni Ferrara e Nilo Gioacchini. Si doveva lavorare per la sezione Progettazione per l’Alabastro, con lo scopo di dar vita a nuovi modelli per la produzione artigianale, in anni in cui si cominciava ad avvertire la crisi del settore. Il mercato internazionale dava segni di pericolosa stanchezza e la produzione locale non riusciva a individuare un percorso nuovo, capace di reggere la sfida della modernità e nel contempo salvaguardare la tradizione. In pratica, si chiudeva alle spalle un’epoca e non si vedeva la strada identitaria da perseguire per il futuro: un destino che negli stessi anni toccava a tanta produzione artigianale e alle piccole imprese italiane. In questo contesto mi chiedevo: e se non bastasse un vestito nuovo a guarire l’alabastro? , interrogandomi già allora sui problemi dell’organizzazione del lavoro, della commercializzazione, del rapporto organico con il design e di quello secondo me conflittuale con l’arte.
I nostri interventi si proponevano di ragionare su un futuro per l’alabastro che vedevamo sempre più legato alle macchine utensili e sempre meno alla manualità, una vera e propria rivoluzione industriale in pesante ritardo che avrebbe dovuto rivitalizzare il settore. Il progetto prendeva così il sopravvento mostrando che con semplici frese, trapani e punte tubolari, si potevano ottenere degli oggetti e degli effetti di qualità estetica soddisfacente. E questo quando in settori analoghi si utilizzavano già macchine copiatrici e a controllo: penso al marmo a Carrara.
Foto Dainelli / Fiaschi
Foto Dainelli / Fiaschi
Un Carlo Bimbi d’antan, da poco rientrato dallo Studio Nizzoli di Milano, alle prese con un dibattito in Palazzo dei Priori dove chiedeva lumi sulla proprietà dei modelli in produzione. Tema ancora aperto…
CAPITOLO 2° CERCARE L’ALABASTRO Nel 1983 vengo invitato dalla Comunità Montana della Val di Cecina per organizzare un corso di formazione professionale destinato a giovani disoccupati del settore dell’alabastro. In tempi di crisi, lo scopo finale era quello di non disperdere tanta artigianalità che nel tempo le maestranze volterrane avevano acquisito. Nella mia veste di designer pensai a mettere a punto dei progetti che, grazie alla partecipazione al corso di due valenti maestri d’arte quali Mino Scarselli e Giuliano Mannucci, i ragazzi avrebbe poi realizzato. La progettazione avrebbe dovuto riscoprire e far riscoprire le qualità originarie del materiale, che nel frattempo era scaduto fino all’imitazione di altro perdendo le sue qualità intrinseche: penso alla colorazione innaturale e forzata o all’uso di decalcomanie di tanti oggetti da turismo già all’epoca di massa.
Nella progettazione coinvolsi alcuni colleghi designers e artisti: Nilo Gioacchini, Cecilia Bonisoli, lo studio Arcanto, Isanna Generali. Isanna propose una scultura al vero di un abito femminile svuotato del corpo umano e Cecilia delle “cartoline” tridimensionali dei monumenti di Volterra; Nilo lavorò sulla “A” di alabastro declinandola in varie soluzioni e lo studio Arcanto su un beauty-case ironico con profumi da viaggio dei quali erano intrisi piccoli oggetti in alabastro. Mi premeva mettere insieme una squadra di qualificati professionisti, ciascuno con una propria storia e una propria visione, che dessero vita ad una nuova narrazione dell’alabastro e che potessero in seguito continuare quell’esperienza.
A completamento dell’iniziativa coinvolsi l’amico e storico dell’architettura e del design Mauro Cozzi il quale, con il contributo di Vito Tognarini, realizzò la pubblicazione Alabastro / Volterra dal settecento all’art decò. Il Tognarini, insegnante dell’Istituto d’Arte, fece il lavoro di schedatura di quanto recuperabile all’interno delle varie manifatture locali, rinvenendo una quantità considerevole di opere. Mauro realizzò una lettura storica dell’artigianato artistico dal Settecento agli inizi del XX secolo, alla quale avrebbe dovuto seguire un secondo volume legato alla produzione successiva. Tutto questo, negli auspici degli autori, e mio in particolare, avrebbe dovuto essere propedeutico alla costituzione di un MUSEO DELL’ALABASTRO che mancava, e continua a mancare, a Volterra.
Le costruzioni in legno di Brenda… Un affettuoso riferimento paternalistico a mia figlia e ai suoi giocattoli…
A conclusione del corso, dal 19 maggio al 25 giugno 1984 nel cortile di Palazzo Minucci Solaini si tenne la mostra dal titolo emblematico CERCARE L’ALABASTRO. Fu una bella occasione anche di incontro tra gli artigiani, le maestranze, i giovani aspiranti alabastrai e la politica locale.
Da Piero della Francesca e il più geometrico dei Rinascimenti possibili deriva il mio uovo sospeso, capace di esaltare la purezza algida del materiale.
Un materiale, l’alabastro, che si presta a realizzare figure totemiche, suggestive di antiche civiltà immaginarie…
Un brindisi all’alabastro in calici improbabili, degni dell’ironia dadaista: BLA BLA BLA…
Nel 1987 CERCARE L’ALABASTRO è stato selezionato per il premio ADI – Compasso d’Oro.
CAPITOLO 3° ALABASTRO E DESIGN PER LA PRODUZIONE Purtroppo alla fase 1 di Cercare l’alabastro non è seguita una fase 2. La ricerca storico-artistica si è interrotta al Decò; non sono seguite mostre sulla falsariga della primanè tanto meno è nato un museo dell’alabastro… Dagli anni ’90 ho intrapreso una mia ricerca personale sull’alabastro, orientata all’illuminazione resa praticabile ora che venivano commercializzate lampade senza emissione di calore. L’alabastro è sempre stato apprezzato per le sue trasparenze e venature: perché non riproporlo in chiave contemporanea e farlo vivere come un progetto di design?
Agli inizi degli anni 2000 escono sul catalogo DEMA una serie di mie lampade in alabastro che fanno parte a pieno titolo della produzione di questa che è un’azienda qualificata nel settore dell’arredamento a livello internazionale. Le lampade in alabastro, realizzate a Volterra da Piero Melani, venivano così ad arricchire il catalogo con una produzione Made in Tuscany che è stata ampiamente apprezzata dal mercato del prodotto d’arredo.
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.AcceptRead More
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
No Comments